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IL Giardino dei suoni con la Dottoressa Albina Seviroli
 
Sapevate che il bambino già nel grembo materno riconosce la voce della mamma e, successivamente, brani musicali ripetuti? Intorno alla 26/27esima settimana di sviluppo emerge questa capacità che, dopo la nascita, si potenzierà dando luogo a diverse esperienze. Ecco perché non bisogna trascurare l’importanza della musica nello sviluppo del bambino, in ogni sua età e tappa di maturazione. Vediamo, quindi, il motivo per cui la musica al pari dell’arte, dell’istruzione formale, delle lingue, aiuta il piccolo nel lungo cammino della vita.
Il feto ha già in sè la capacità di sentire e di ascoltare. Prima di tutto la mamma, chi se non lei che è il suo esclusivo punto di riferimento, nel quale cresce ed è con lei un tutto indistinto. Il bambino nel grembo non si percepisce come separato, ma ascolta la mamma in due modi: attraverso le onde sonore che la mamma emette quando parla, ride o canta e attraverso le vibrazioni che internamente passano e arrivano al piccolo. Esperimenti dimostrano che alla voce materna aumenta l’attività del bimbo: segno che è presente il riconoscimento, inteso quale forma famigliare e nota. Il bimbo non è ancora nato, eppure i suoni rappresentano precocemente una fonte di conoscenza, di esperienza, di apertura.
Dalla nascita in poi, nella prima infanzia e nell’infanzia, fino all’adolescenza, la musica è un efficace strumento di sviluppo cognitivo, affettivo e sociale (relazionale).
 
La musica, infatti, aumenta quelle che sono le connessioni cerebrali, i collegamenti tra i neuroni che sono la vera origine dell’intelligenza. Tutti i bambini hanno la materia grigia e quella bianca, ma quella che fa la differenza sono i punti di contatto multipli, le associazioni che s’instaurano tra le cellule che sono il materiale biologico indispensabile. Ci sono soggetti che, per attitudine, sono inclini alla musica: il consiglio per i genitori è quello di assecondare questa particolare vena o sensibilità. Gardner, non a caso, parlava di intelligenze multiple: non esiste solo un tipo d’intelligenza, quella dello studente che va bene a scuola. Lo studioso parlava di 7 o 9 intelligenze, tra cui la specifica intelligenza musicale.
 
La competenza musicale coinvolge l’emisfero destro, parti di quello sinistro e le regioni sottocorticali. Il riconoscimento di una musica o di una nota famigliari avviene nell’ippocampo, il centro della memoria e nella corteccia frontale inferiore.
 
La musica sollecita le competenze emotive, le emozioni, contrasta l’ansia e, nello stesso tempo, educa l’autodisciplina, l’autocontrollo, la capacità di ripetizione ed imitazione di brani musicali proposti e spinge il bambino ad andare sempre più in là, alla ricerca di un grado superiore di perfezione esecutiva.
 
Non dimentichiamo, inoltre, che accanto alla pratica dello strumento musica è IMPORTANTE anche canto e coralità. Cantare in un coro incide sullo sviluppo del linguaggio e delle relazioni, potenzia l’acquisizione della lingua madre e induce il bambino a collaborare, a mettere la sua parte, in un contesto educativo. Il canto influenza le competenze affettive, permettendo la condivisione all’insegna di valori quali la fraternità, la condivisione tra allievi ed educatori, tra discenti e insegnanti in un clima di reciproco rispetto. Musica, infine, è concentrazione, sviluppo di tecniche specifiche e di talenti!